martedì 18 marzo 2008

L'indifferenza di fronte al massacro: Tibet, siamo complici di una strage

Europa, anni '30 del '900: in Germania si cominciava ad intuire che qualcosa di grave sarebbe successo di lì a poco. Eppure gli altri paesi confinanti e non europei continuarono a commerciare, a scambiare, ma sempre partendo dal fatto che esistono delle questioni “interne” di cui gli altri non devono impicciarsi. Quegli stessi soldi con cui si commerciava e si scambiava, servirono a sviluppare un'industria bellica tedesca che aveva rischiato di rivoltare i confini dell'Europa, e alcuni stati europei si trovarono a difendersi contro armi costruite con i loro stessi investimenti.

Europa, marzo 2008: in Cina si capisce che qualcosa sta succedendo. Eppure, in modo paradossale perché oggi la comunicazione permette di sapere, di vedere, di conoscere, l'Europa continua a commerciare con la Cina, limitandosi a chiedere “moderazione” e ribadendo che si tratta comunque di “questioni interne”. Gli Stati Uniti tolgono in modo inspiegabile la Cina dalla lista degli stati che non rispettano i diritti umani. L'Europa, gli Stati Uniti, il mondo sviluppato si preparano a partecipare alle Olimpiadi, ad offrire una ribalta internazionale di successo ad un paese che non permette la libertà di culto e di espressione, che compie genocidi culturali, che si permette di oscurare internet (nel bene o nel male, l'unica voce davvero libera del pianeta), che non permette agli osservatori internazionali di entrare nei confini, che isola i diplomatici nella quiete delle loro ambasciate.

Noi siamo complici di questa e di altre stragi, complici, e quasi indifferenti. Perché il Tibet apparentemente è lontano così come apparentemente era lontana la Germania, e perchè in fondo quel che succede nei loro confini, è affare loro.

E ci accontentiamo di indignarci e basta, di dire che è un'ingiustizia, di stare vicini moralmente, e di partecipare alle olimpiadi, magari in tono solo un po' più dimesso.

Io credo che tutto questo sia una forma nemmeno troppo nascosta di complicità ad una strage, oltre che una dimostrazione di debolezza culturale e di mancanza di identità.

E non mi riconosco perchè non mi appartiene nella bandiera che sventola all'apertura di un'olimpiade, se il prezzo da pagare perchè quella bandiera possa sventolare e l'indifferenza verso sangue versato per rivendicare diritti umani inviolabili e libertà. E non mi riconosco nemmeno in un'Europa che è solo di facciata, che si limita ai comunicati stampa, che mette il business davanti ai diritti delle persone, che non prende posizione, che non tutela le minoranze, che pensa, prima di tutto, che i panni sporchi si lavano in casa. Questioni interne, si chiamano in politica.

Salvo poi rifletterci dopo, quando è tardi...: come per la mamma di Salerno che ora tutti si chiedono “Come avevamo fatto a non capirlo?”...

Ecco così, come avevamo fatto a non capirlo, ci chiederemo poi.
E intanto, gli studenti e i monaci versano sangue, in nome di un'idea di libertà della quale ci vantiamo di essere i garanti.

Peppe

1 commento:

Anonimo ha detto...

hai perfettamente ragione!!!
Per me non si dovrebbe neanche pensare di partecipare alle olimpiadi....