Ancora due giorni in Italia. Poi sarà Africa.
Mi sembra siano trascorsi solo pochissimi giorni dall'anno scorso. E invece, è passato un altro anno di vita. Passato di corsa tra le cose indispensabili, la famiglia, gli affetti, l'amore, l'amicizia, il lavoro, i sogni che accompagnano ogni storia; tra le cose superflue, la televisione, il calcio, il sabato sera.
Tra le parentesi di sorrisi e quelle cariche di lacrime, tra le discese e le salite, tra i momenti di serenità e i momenti carichi di malinconia.
Esattamente come ogni vita che circonda la mia.
Momenti speciali, momenti più tristi, e vita quotidiana.
Due giorni, per capire un'altra volta che le cose indispensabili se lo sono davvero e ci appartengono fino nell'anima sono capaci di oltrepassare qualsiasi distanza. Per capire che la nostra vita è fatta di cose superflue, che non partiranno mai con te per davvero.
Per lavorare tre settimane per quello in cui credo: un mondo più giusto.
Con il realismo di sempre, che non mi fa sentire una persona speciale o diversa dagli altri ma che mi ricorda forte ogni mattina che dopo che sei stato lì non puoi più, forse mai più, fare finta di niente e catalogare i tuoi giorni come un semplice passaggio.
Per condividere le poche cose che sono capace di fare, per stare con i bambini, seguire il progetto della scuola e delle cisterne, incontrare la gente; per lo spettacolo di magia e i palloncini che mi lasciano sempre impressi nel cuore gli occhioni sbarrati, per iscrivere a scuola i bambini e dirgli, dopo gli occhioni sbarrati, che ogni cosa che vogliono imparare a fare, ha bisogno di studio.
Non parto solo. Nessun viaggio, in fondo, può essere fatto completamente da soli.
Verrà il gruppo con cui ho l'onore di condividere questo pezzetto di strada. Con qualcuno anche più di un pezzetto, e sarà comunque bello camminare quelle strade insieme.
Verranno, anche se non fisicamente, gli animatori degli anni scorsi, e don Claudio. Qualcuno di loro è da altre parti nel mondo, qualcuno studia, qualcuno mi accompagna e poi verrà a prendermi e comunque sarà un po' come se fosse lì.
Ci sarà Henry, con cui abbiamo iniziato questo progetto un po' folle e che andrà nei prossimi anni a portarlo avanti.
Ci saranno i tanti che fanno il tifo, che ci credono, che si fidano di noi. Che ci hanno regalato maglie, matite, penne, offerte. Niente di tutto questo andrà sprecato, è una promessa.
E ci saranno, perché no, anche gli scettici, quelli che interpretano l'andare in Africa come un'abitudine e che non condividono o non capiscono questa scelta. Incontrare i poveri, non sarà né potrà essere mai, un'abitudine o un'aggiunta al curriculum. Mai.
Così.
Credo sia l'ultima volta che scriverò sul blog per un po' di tempo, poi ci saranno le foto, questa volta di una scuola finita e di una cisterna piena d'acqua. I bambini ci aspettano e noi aspettiamo loro: sono davvero troppo piccoli, per essere invisibili.
E il nostro poco tempo ritagliato che riusciamo a dare loro, è una piccolissima gocciolina nell'oceano dei diritti, talmente piccola che quasi non si vede. Ma esiste, ed io sono sicuro che in qualche modo servirà a far crescere qualche germoglio che forse non vedremo noi direttamente o non sapremo mai. Ma che non sarà più invisibile. Che comunque sarà piccolo, ma troppo piccolo, per essere invisibile.
Con un sorriso di buona estate a tutti,
Peppe
Mi sembra siano trascorsi solo pochissimi giorni dall'anno scorso. E invece, è passato un altro anno di vita. Passato di corsa tra le cose indispensabili, la famiglia, gli affetti, l'amore, l'amicizia, il lavoro, i sogni che accompagnano ogni storia; tra le cose superflue, la televisione, il calcio, il sabato sera.
Tra le parentesi di sorrisi e quelle cariche di lacrime, tra le discese e le salite, tra i momenti di serenità e i momenti carichi di malinconia.
Esattamente come ogni vita che circonda la mia.
Momenti speciali, momenti più tristi, e vita quotidiana.
Due giorni, per capire un'altra volta che le cose indispensabili se lo sono davvero e ci appartengono fino nell'anima sono capaci di oltrepassare qualsiasi distanza. Per capire che la nostra vita è fatta di cose superflue, che non partiranno mai con te per davvero.
Per lavorare tre settimane per quello in cui credo: un mondo più giusto.
Con il realismo di sempre, che non mi fa sentire una persona speciale o diversa dagli altri ma che mi ricorda forte ogni mattina che dopo che sei stato lì non puoi più, forse mai più, fare finta di niente e catalogare i tuoi giorni come un semplice passaggio.
Per condividere le poche cose che sono capace di fare, per stare con i bambini, seguire il progetto della scuola e delle cisterne, incontrare la gente; per lo spettacolo di magia e i palloncini che mi lasciano sempre impressi nel cuore gli occhioni sbarrati, per iscrivere a scuola i bambini e dirgli, dopo gli occhioni sbarrati, che ogni cosa che vogliono imparare a fare, ha bisogno di studio.
Non parto solo. Nessun viaggio, in fondo, può essere fatto completamente da soli.
Verrà il gruppo con cui ho l'onore di condividere questo pezzetto di strada. Con qualcuno anche più di un pezzetto, e sarà comunque bello camminare quelle strade insieme.
Verranno, anche se non fisicamente, gli animatori degli anni scorsi, e don Claudio. Qualcuno di loro è da altre parti nel mondo, qualcuno studia, qualcuno mi accompagna e poi verrà a prendermi e comunque sarà un po' come se fosse lì.
Ci sarà Henry, con cui abbiamo iniziato questo progetto un po' folle e che andrà nei prossimi anni a portarlo avanti.
Ci saranno i tanti che fanno il tifo, che ci credono, che si fidano di noi. Che ci hanno regalato maglie, matite, penne, offerte. Niente di tutto questo andrà sprecato, è una promessa.
E ci saranno, perché no, anche gli scettici, quelli che interpretano l'andare in Africa come un'abitudine e che non condividono o non capiscono questa scelta. Incontrare i poveri, non sarà né potrà essere mai, un'abitudine o un'aggiunta al curriculum. Mai.
Così.
Credo sia l'ultima volta che scriverò sul blog per un po' di tempo, poi ci saranno le foto, questa volta di una scuola finita e di una cisterna piena d'acqua. I bambini ci aspettano e noi aspettiamo loro: sono davvero troppo piccoli, per essere invisibili.
E il nostro poco tempo ritagliato che riusciamo a dare loro, è una piccolissima gocciolina nell'oceano dei diritti, talmente piccola che quasi non si vede. Ma esiste, ed io sono sicuro che in qualche modo servirà a far crescere qualche germoglio che forse non vedremo noi direttamente o non sapremo mai. Ma che non sarà più invisibile. Che comunque sarà piccolo, ma troppo piccolo, per essere invisibile.
Con un sorriso di buona estate a tutti,
Peppe
1 commento:
Buon viaggio!!!
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