Io credo profondamente che la storia di ogni nazione passi attraverso le persone che la raccontano. Con punti di vista differenti, come in ogni democrazia; con informazioni oggettive, e giudizi soggettivi.
Racconti, ed opinioni.
Chi scrive sulla storia di un Paese ne racconta la cultura, il costume, lo sport, l'economia, la politica. Ed ha il diritto\dovere di svelare anche i retroscena di sotterfugi e illegalità.
Per la semplice constatazione che se il popolo è davvero sovrano, allora ha diritto ad avere a disposizione quanti più strumenti possibili per sapere, conoscere, e poter così dare un giudizio.
Qui, siamo oltre i giudizi politici. Oltre la distinzione tra destra, centro e sinistra, che limiterebbe il discorso.
Qui è in gioco, in qualche modo, il pensiero democratico, l'informazione pluralista, la possibilità di utilizzare gli strumenti per far conoscere.
Un governo politico che si impegna principalmente a modificare la Costituzione in funzione della protezione ai politici stessi, sta facendo i suoi interessi, non quelli del paese da cui è stato eletto.
Un presidente del consiglio che ha come priorità assoluta l'approvazione di una legge che limita l'informazione, che elimina gli strumenti che possano andare più in profondità, dimostra di avere timore di ciò che può essere raccontato.
E risponde a questo timore smussando e cercando di eliminare uno dei princìpi di base di ogni democrazia: la pluralità di pensiero, che corrisponde, senza alcun compromesso, anche alla libertà di informazione.
E lo stesso paese che risponde con i manganelli ai cittadini de L'Aquila che protestano in maniera civile dopo aver perso tutto in un terremoto, chiedendo l'elemosina sotto la casa della persona che gli ha promesso di riportare tutto alla normalità fingendo di commuoversi davanti alle telecamere.
E lo stesso paese in cui il costo dei pedaggi autostradali aumenta alla vigilia delle vacanze estive della gente che lavora tutto l'anno.
Non condivido la scelta dei quotidiani italiani di tacere per un giorno, pur rispettandola.
Di fronte a chi si permette di offendere la democrazia per tutelare interessi personali e delle persone che lo circondano, di fronte a chi mette il bavaglio all'informazione pluralista approfittando della maggioranza dei voti, di fronte a chi fingendosi vittima denigra e limita quotidianamente il lavoro di giornalisti, magistrati, giudici, di fronte a tutto questo bisognerebbe alzare la voce, scrivere di più e con più determinazione, raccontare e diffondere cosa significa tutto questo.
Perchè se comanda uno solo, è come correre i cento metri dando a tutti gli altri concorrenti uno zaino pieno di pietre. Non c'è possibilità di vincere, ma la gara sembra quasi normale.
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