E' un po' che non scrivevo più sul blog: c'è un misto di tristezza e riflessione adulta, guardando questa foto.
Il confine tra la terra e il mare è un luogo affascinante, la meta delle vacanze, l'ambizione di molti. E' proprio nel posto in cui il mare incontra la terra, sotto il cielo, che questo piccolo bimbo curdo è stato appoggiato.
E' un tempo di migrazioni, questo. Come ce ne sono stati molti altri nel tempo, alcuni riguardanti anche noi.
Un'epoca che testimonia, però, se mai ce ne fosse bisogno, l'egoismo di un continente come il nostro che per decenni ha saccheggiato ogni angolo di Africa e di mondo accessibile e che oggi fa finta di riflettere su come risolvere il problema dei migranti che cercano rifugio.
Come se scappare da terre in guerra, dove è concreto e quasi certo il rischio di essere uccisi con la propria famiglia, come se pagare spesso tutto quel che si ha per imbarcarsi in viaggi altrettanto rischiosi con i propri bambini, come se arrivare non si sa dove per andare non si sa dove, senza nulla, fosse un problema complicato per chi li accoglie dal caldo dei loro divani davanti alle tv o dai dehors di un bar, e non per chi è scappato per arrivare, forse, fin qui.
C'è una convenzione universale sui diritti dell'uomo che non distingue tra dove arrivi, dove vai, perché vai: hai diritto alla vita, innanzitutto, prima di ogni cosa: è assurdo e disumano anche solo pensare di rimandare a casa loro, in mezzo ad una guerra, chi sta scappando da una guerra.
E come se non bastasse la convenzione, c'è una religione, quella cristiana, che insegna la carità, la misericordia, l'accoglienza, il prossimo: e non ha nessun senso dirsi cristiani e andare alla messa della domenica per discutere durante il pranzo della domenica che sono troppi, che anche noi cerchiamo lavoro, che ce lo rubano loro, che che...
Tra le tante esperienze che ho vissuto in questi trentatrè anni, ho avuto il privilegio di vedere nascere un oratorio nel centro dell'Africa e di poter girare il cuore dell'Africa non da turista. E poi, l'accompagnare un gruppo di giovani volontari in un centro migranti in Sicilia, gestito con passione e misericordia da una famiglia e tanti operatori e volontari che ci mettono il cuore, prima di farsi domande.
E così che ho capito da dove partono molti migranti, e perché. E' così che ho capito che cosa prova chi arriva qui, da dove vengono, come hanno viaggiato, perché lo hanno fatto, da cosa scappano, quanto sia importante l'accoglienza umana per dare speranza a chi l'ha persa.
Nessuno abbandona la propria terra, senza un motivo necessario. Nessuno.
Ed ora che ho una famiglia e sto per diventare papà, tutto questo mi è ancora più chiaro.
La verità è che il benessere e il consumismo ci hanno fatto diventare egoisti, insensibili, solo materiali, facendoci dimenticare che discendiamo tutti dall'homo sapiens sapiens, che come la scienza ha dimostrato, viveva nel centro dell'Africa. Arriviamo tutti da lì, che ci piaccia o no, ma poi ce lo siamo dimenticati.
Spero che almeno questa foto, così carica di dignità e tristezza, riesca a smuovere con compassione le coscienze di tutti coloro che si sentono talmente illuminati da dare continuamente giudizi e sentenze su cosa si deve fare: rimandarli a casa loro. Spero che questa foto riapra nella mente dell'uomo la necessità dell'accoglienza, il bisogno che hanno e che abbiamo di ridarci reciprocamente speranza, in un tempo che necessita di pietà e condivisione per poter sopravvivere.
Perché il mare, ridiventi solo il punto in cui finisce la terra e inizia l'acqua, con il cielo a fargli da contorno.
Beppe