giovedì 6 marzo 2008

FORSE DIO E' MALATO

Sabato sera sono andato al cinema a vedere “Forse Dio è malato”, credo sia la prima volta che mi capita di andare a vedere un film proprio la sera in cui esce la pellicola.


Ma prima devo fare un passo indietro: un mese fa più o meno nei trailer che c'erano all'inizio di un film tra amori, tradimenti, equivoci e fine del mondo varie avevo visto questo film, che parlava di Africa. Così mi sono informato un po' ed ho scoperto che è liberamente ispirato anche a un libro di Walter Veltroni, e siccome in Italia la politica viene prima di tutto, allora non è stato possibile pubblicizzarlo.

Ritorno a sabato sera. Poche persone al cinema, davvero poche, credo non più di trenta o quaranta, in uno di quei cinema un po' di periferia a Torino, non quei multisala che sembrano piccole città ma uno di quelli non giganteschi e un po' vecchio stile. Prima di iniziare la proiezione, ci dicono che sarà presente in sala il regista, Franco Taviani, che ha deciso di essere presente a Torino.

Il film, girato tra Uganda, Tanzania, Congo, Sudafrica è molto bello davvero, un documentario che riprende e ricostruisce cosa capita laggiù nell'indifferenza di un mondo che ha deciso che oltre l'equatore c'è solo più il petrolio e non abita più nessuno, e in alcuni momenti mi è parso di ritornarci in alcuni di quei posti, simili al Rwanda e al Burundi per tratti somatici, capanne, panorami...

E alla fine, visto il numero così esiguo, abbiamo potuto fare due chiacchiere con il regista, così, in modo molto familiare dato il luogo e la circostanza (e il numero...).

Che mi hanno fatto pensare al modo di fare informazione in Italia...

Ha detto che un buon regista che si cimenta in questo tipo di lavori, oltre a documentarsi, deve testimoniare. Non rielaborare, non inventare, non raccontare. Testimoniare, come se la telecamera non fosse già un giudizio, ma un occhio che amplifica.

Poi ha parlato del film, delle scene che ha deciso di non mettere e che avrebbero fatto più audience, della possibilità che ha avuto di assistere in Sudafrica ad un processo nel tribunale che giudica i casi di minori vittime di abusi e di non avere messo quelle immagini “perché non mi sarei mai permesso di usare la faccia di un bambino per commuovere e indignare”.

Infine, ha detto che ormai è vecchio per pensare di essere rivoluzionario, ma ha detto ai ragazzi (cinque o sei in realtà, me compreso...) di diffondere, non necessariamente di andare, ma di diffondere una cultura che metta la dignità di un uomo al primo posto.

La stessa sera, lo stesso sabato sera, il nuovo film di Rambo a Torino ha sbancato i botteghini...
C'è un punto in comune tra i due film: un sacco di gente che lotta per non morire. Ma da una parte, ogni giorno...


Peppe

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Caro Peppe, ho letto con interesse il tuo post e mi piace la risposta del regista sull'importanza della dignità della persona che ormai è stata dimenticata anche dagli interessati.

Vorrei chiederti, se possibile, di venire a dare uno sguardo ad un post scritto oggi, che forse potrebbe interessarti:
http://annavercors.splinder.com/post/16237099/Elezioni%3A+Sapevate+che+al+sena

Grazie

Giuseppe ha detto...

molto volentieri!!!
:-)

Giuseppe ha detto...

grazie a te anna, hai un blog molto bello. Ti ho anche votata su wikio, visto che ti ho visto...
:-)