mercoledì 16 aprile 2008

PENSIERO LIBERO

Mi stupisco ed insieme provo tristezza nel vedere usate, da "professionisti" dell'informazione e non, con estrema semplicità parole come "mafia", "fascista", "comunista", "dittatura", "libertà", "baratro", "rivoluzione". Mi stupisco e provo tristezza, perchè tutto questo viene detto e scritto in una repubblica.
Perchè molti si sono dimenticati forse che viviamo in uno stato LIBERO, pieno di difetti e che cammina in salita, con tanto da migliorare e da cambiare, ma LIBERO.
Perchè se posso andare a votare e mettere la "X" dove mi pare, se posso uscire la sera e andare dove voglio, se ho una casa dove andare a dormire e nella quale quando chiudo la porta mi sento relativamente sicuro, se posso permettermi di usare con superficialità parole come "dittatura", bene, allora abito in uno stato comunque LIBERO.

C'è stato un voto, che nonostante i piccoli imbrogli locali è lo specchio quasi fedele dell'espressione e della volontà di un popolo, di una nazione, di gente, di persone: e quale che sia l'idea politica va accettato. In nome della LIBERTA'.

Non esiste una cultura della sconfitta, da noi, e di conseguenza non esiste una politica costruttiva.
Io credo che riconoscere i meriti di chi ha vinto corrisponda ad avere un profondo senso di rispetto verso chi ha votato. Che non significa sottomettersi, ma fare un'opposizione costruttiva e rispettosa, combattendo con le idee e il pensiero quei valori in cui non si crede, appoggiando con intelligenza quelle riforme utili ad un popolo.

Questa non è un'idea politica. Questo è rispettare la libertà del voto.

Non stimo l'attuale presidente del consiglio italiano, ma stimo ancora meno chi non sa accettare una sconfitta e utilizza le parole senza pensare al valore e alla storia che hanno.
L'unico rammarico di queste elezioni, per dare un giudizio politico, è l'assenza di un politico che rispetto come Bertinotti, che è un'anomalia nella maggioranza, ma lo è anche e forse in modo ancora più grave fuori dal parlamento di una repubblica. Ma è un responso che deriva comunque dall'espressione libera di un popolo.

Pensando alle persone che significano qualcosa di importante, quelle che cerchi di imitare almeno un po', mi accorgo che non abitano i palazzi della politica. E forse è meglio così.
Ma con la politica bisogna comunque fare i conti, perchè è la regola della vita democratica, e fino a quando l'unica limitazione al mio voto di cittadino sarà lasciare il cellulare fuori dalla cabina, beh, mi sento un libero cittadino che abita uno stato altrettanto libero.
Meglio, mi sento un italiano, che magari è governato da chi ha votato magari no, ma comunque profondamente italiano.

Peppe

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Mi è piaciuto il tuo pensiero.. Trasporta un po' di malinconia ma condivido abbastanza la tua idea di politica. Non riesco ad accettarla completamente perchè non riesco ad essere così calmo di fronte alla nostra realtà: persone che quando "vincono" continuano ad infierire e quando "perdono" non ammettono la sconfitta ma adducono scuse e brogli. Come dici tu questo non è rispetto. Non è rispetto di tutte quelle persone che votano o come me hanno lavorato correttamente per garantire al popolo di manifestare la sua scelta. Non è rispetto verso chi la pensa differentemente. Non è rispetto di quella libertà di cui tanto si riempono la bocca questi politici..
La parola sa ferire più di una spada e sono davvero stanco di essere ferito da queste persone...

Giuseppe ha detto...

immagino tu sia stato tra gli iriducibili che hanno lavorato al seggio!!
grazie del commento,
un sorriso
peppe