venerdì 16 maggio 2008

SICUREZZA. IMMIGRATI. CLANDESTINI...

Sicurezza. Immigrati. Clandestini. Immigrati clandestini. Razzismo. Xenofobia. Shengen...
E' il vocabolario di questi giorni, nei quali si dovrà prendere una decisione su un tema delicatissimo come quello dell'immigrazione.

Qualche considerazione, del tutto personale, in merito, su un argomento che deve mescolare con equilibrio l'esigenza sociale con la carica di umanità, la legge con le persone, l'identità nazionale con la globalizzazione.

Innanzitutto, si vive del presente, e non si può prendere come termine di paragone dei flussi migratori attuali le grandi migrazioni che hanno riguardato il popolo italiano (dal sud al nord, verso gli Stati Uniti d'America). La storia non insegna, in questo caso, sarebbe fuorviante, perchè il contesto è infinitamente diverso.
Il trattato di Shengen (quello sulla libera circolazione delle persone), quando fu fatto, venne pensato in un'Europa che comprendeva all'epoca 12 Stati, tutti più o meno avanzati. Oggi il contesto è diverso, profondamente diverso. Non occorre eliminare gli accordi presi, che peraltro rendono ufficiale un innegabile diritto, quello della libera circolazione, ma riequilibrarlo, certamente sì.

Rispetto agli stranieri, c'è una profonda differenza tra un clandestino ed un immigrato regolare. In un caso si viola la legge, nell'altro no. Essere "schedati" (noi compresi), cioè avere dei documenti che mi rendono rintracciabile in ogni momento, è un modo di gestire la democrazia e di tutelare tutti. Diversamente, è manodopera per qualsiasi illegalità.
Sempre rispetto agli stranieri, dal punto di vista umano, credo questo: che la vita di ciascuno di noi, perchè possa seguire un cammino, deve avere degli appigli, dei punti fermi (una casa, un lavoro, delle persone, delle certezze). Ad uno straniero che rischiando la propria vita arriva in Italia o in Europa nei camion a doppio fondo o sui motoscafi, tutto questo non viene offerto. E chi riesce ad entrare da clandestino, non ha altra soluzione che le attività illegali.
Bisogna accogliere chi arriva, trattare un uomo da uomo e non da animale, dargli delle opportunità. Questo, realisticamente, non è possibile al momento con i numeri così elevati di stranieri.
E dire di no, allora, espellere anche, in certi casi contiene una dose di nazionalismo ma nello stesso tempo non autorizza ad una vita di illegalità uno straniero.

Ultima considerazione, rispetto a noi italiani.
Perchè altrimenti il rischio è di credere che gli stranieri siano i carnefici e noi le vittime. E' la catalogazione per categorie, cha fa nascere il razzismo. E allora un sano esame di coscienza, dobbiamo farlo anche noi.
Perchè chi spaccia droga agli angoli delle strade di Torino e di molte altre città è marocchino, albanese, tunisino, cinese. Ma chi la compra spesso è italiano, e chi l'acquista dall'estero, è altrettanto italiano.
Perchè le prostitute nigeriane, rumene, moldave sono straniere, spesso costrette, comprate e vendute nella tratta degli esseri umani.
Ma i clienti, quelli no, hanno targhe italianissime.
E sono complici.
Complici della tratta di esseri umani.

Mi piace pensare che un giorno un ipotetico mio figlio P.J. (Peppe Junior) possa andare a scuola e giocare nello stesso cortile con un bambino rumeno, uno marocchino, uno nigeriano.
Ma più ancora mi piace pensare che questi bambini, finita la scuola o finito di giocare, possano avere il diritto di ritornare in una casa dalla loro famiglia, e non in una baraccopoli o in qualche squallida mansarda.
Allora, solo allora, si sarà trovato l'equilibrio e avrò la siperanza che quei bambini da grandi probabilemente non compreranno un loro connazionale per metterlo su una strada o un panetto di hashish aspettando la sera.

Peppe

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Solo alcune considerazioni...

I clandestini, come giustamente tu ricordavi, presentano tassi di criminalità maggiori rispetto ai regolari perchè non avendo tutele (appunto perchè clandestini) sono facilmente assoldabili dalla criminalità (i cui vertici sono per lo più italiani) come manodopera per spacciare ecc.

Il problema però secondo me non è di cacciare queste persone ma di regolarizzarle prima che cadano nelle braccia dei criminali, in maniera da poter vivere alla luce del sole e cercarsi un lavoro onestamente.

Non dimentichiamo che se gli immigrati vengono in Italia è perchè sono chiamati in Italia dagli italiani che hanno fame del loro lavoro a basso costo. Le fabbriche del nord ormai si reggono unicamente su lavoro di immigrati e le famiglia italiane con vecchi a carico, per carenze del nostro welfare state, sono sempre più costrette a chiamare badanti straniere.

In Italia i flussi migratori non sono da "invasione" ma si accordano quasi perfettamente a quelle che sono le richieste di mercato di manodopera e anzi sono più bassi di altri paesi europei dove non si fa tutta la polemica del nostro paese.

Concludo dicendo che a quanto leggevo gli immigrati sono circa il 2/3% della nostra popolazione ma producono circa il 6% del PIL quindi si ripagano abbondantemente i costi legati alla loro presenza.

Saluti!
Mattia
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Giuseppe ha detto...

grazie del commento saggio ed equilibrato mattia!
buona giornata, un sorriso
peppe

don Nicola Salsa ha detto...

Chi bussa alle porte dell'Europa non viene per rubare, uccidere, spacciare droga, ci viene per trovare un futuro per se e per la propria famiglia. Ma perchè ci dimentichiamo che in quella persona povera c'è Cristo?
Se queste persone non vengono accolte da noi cristiani, verranno accolte da chi li sfrutterà per i propri interessi.