mercoledì 27 agosto 2008

DI RITORNO


Ruyigi, Giovedì 17 luglio 2008

Ti accorgi di ritornare in un posto familiare quando non hai nessuna paura, nemmeno piccola, di tornarci. Quando nulla ti pare straniero, estraneo, fuori di te, sconosciuto.
Qui sono diverso da loro, infinitamente diverso da loro, a cominciare dal colore della mia pelle, che è bianca e inevitabilmente in questo angolo di mondo attira l'attenzione, continuando con la lingua, alla quale, questa sì, devo ancora riadattarmi, per finire con il mio modo di vestire, che nonostante sia il più semplice possibile, è comunque differente dal loro. Ma mi sento in un posto che non mi fa paura, dimentico che la mia provenienza è scritta sul passaporto, che ho un permesso internazionale per stare qui.
Da Bujumbura ho aspettato un giorno i bagagli, che avevano dimenticato in Etiopia, fermandomi in una piccola comunità a dormire, ieri abbiamo viaggiato verso Ruyjgi ed oggi sono qui, in questo villaggio, di passaggio.
Incontro i bambini per strada, si fermano, ti piantano gli occhioni nei tuoi, poi la mano aperta, la loro sopra, ed allora lì scompare la differenza del colore della pelle, lì scompare la differenza della lingua, lì, in quel momento, io sono un po' più come lui e lui un po' più come me.
Oggi pomeriggio ho comprato al prezzo di 50 FBU (circa 1,5 centesimi di euro) un pacchettino di arachidi da un bambino che stava sdraiato per terra sfinito perchè non aveva ancora venduto nulla. Poi le ho aperte e le abbiamo divise a metà; è finito con un doppio occhiolino, questo incontro.
Sto provando nel frattempo a cercare la segretaria di Maggie, chissà forse riusciremo ad incontrarla e ad intervistarla, per il mio reportage sui diritti umani sarebbe straordinario, e sto provando a capire se posso incontrare qualcun'altro. Le chiamano relazioni sociali... ; sono ospite a casa sua in qualche modo, dormo alla Maison Shalom aspettando sabato, per l'ordinazione di Henry, che sarà una festa incredibile, a quanto pare.
Buona notte Burundi, sono tornato, o forse non ero mai andato via davvero da qui.
Questo mi fa già paura più del colore, più della lingua, più del confronto tra la mia vita occidentale e la miseria di questa terra. Questo mi fa paura, lasciare qui anche l'altro pezzo di cuore, e tornare solo con la testa, i bagagli, il corpo. Scrivere il diario con una candela accesa accanto, mi fa sentire bene.
Mi piace l'idea di una piccola luce fragile, che barcolla ad ogni piccolo spiffero d'aria, in questa stanza avvolta dal buio, ma che resiste. Fuori tutto tace, sono le otto e mezzo della sera, e non vedo l'ora che siano le sei di domani.

Oggi ho incontrato un uomo che avevo visto l'altr'anno passando da qui e scambiato due parole. Si è ricordato.
"Benvenuto", disse l'anno scorso. "Bentornato", ha detto quest'anno.
Ha ragione.
Io non sono venuto in Africa.
Sono tornato in Burundi.

Notte.


Peppe

4 commenti:

Anonimo ha detto...
Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.
Anonimo ha detto...

very nice! hahahahaha

Terry-Chan ha detto...

ciao ho letto il tuo blog che bello che quella persona che hai incontrato per caso l'anno scorso si sia ricordato di te.
buon ritorno a casa!
Terry

kipsy ha detto...

"Oggi pomeriggio ho comprato al prezzo di 50 FBU (circa 1\5 di centesimo di euro) un pacchettino di arachidi da un bambino che stava sdraiato per terra sfinito perchè non aveva ancora venduto nulla. Poi le ho aperte e le abbiamo divise a metà; è finito con un doppio occhiolino, questo incontro."

che dire? ho visto la scena perfettamente davanti agli occhi e mi si è scaldato il cuore. Ho sempre un po' paura a leggere questo tuo diario di viaggio, paura di sentire troppo male per non essere stata con voi quest'estate, per la prima volta dopo 4anni. E spesso è davvero difficile. Ma vedendo la scena delle arachidi ho sorriso, perchè la maggior parte della gente si sarebbe limitata a comprarle. Forse l'avrei fatto anch'io... ma tu no!

Chiara