Mi piace chiamarla malinconia dolce.
Quello strano senso di fine che c'è quando sei consapevole di essere alla conclusione di un passaggio di vita particolarmente bello. L'equilibrio fragile tra il voler restare e il dover tornare, come un elastico che ti lancia lontanissimo a vedere e poi ti riprende per raccontare quando ancora volevi essere lanciato. Malinconia dolce, appunto.
Non è tristezza: triste è chi lascia qualcosa di bello e ritrova qualcosa che non vorrebbe vedere. Non è tristezza, lasciare l'Africa per tornare a Torino. E' un momentaneamente lasciare un posto che sai essere casa per tornare in un altro che casa lo è da quando sei nato. E' un momentaneamente lasciare persone che ti hanno segnato l'anima per ritrovare persone che l'anima la abitano da quando sei nato. Non può rendere tristi, questo.
Non è nemmeno soltanto mal d'Africa. Quello, viene a chi incontra solo il film bello dell'Africa, le savane, la foresta equatoriale, le sculture, quel vivere primitivo che affascina chi viene dalle città dei grattacieli, i bambini che sorridono.
Vivere tra la gente, con la gente, è infinitamente di più.
Trattare i bambini da bambini, regalandogli spazi e tempi per sentirsi piccoli, incontrare e formare animatori che un giorno faranno crescere questi semi lanciati nella terra, vedere con i propri occhi e toccare con le proprie mani il terzo mondo nel suo fascino ma soprattutto nella sua grande ingiustizia, riflettere sulle contraddizioni di un mondo che vive su un equilibrio sbilanciato a nord, questo non è solo mal d'Africa.
La prima volta l'Africa ti affascina e ti cattura il cuore.
La seconda volta ti obbliga in qualche modo ad andare a riprenderlo, scoprendo che forse non lo riprenderai più.
La terza volta, non lo so ancora, ma credo sia qualcosa di importante.
Ci sarà tempo per raccontare, per capire, per tradurre.
Anche questo, credo in fondo sia solo un arrivederci più lungo.
Malinconia dolce.
Quello strano senso di fine che c'è quando sei consapevole di essere alla conclusione di un passaggio di vita particolarmente bello. L'equilibrio fragile tra il voler restare e il dover tornare, come un elastico che ti lancia lontanissimo a vedere e poi ti riprende per raccontare quando ancora volevi essere lanciato. Malinconia dolce, appunto.
Non è tristezza: triste è chi lascia qualcosa di bello e ritrova qualcosa che non vorrebbe vedere. Non è tristezza, lasciare l'Africa per tornare a Torino. E' un momentaneamente lasciare un posto che sai essere casa per tornare in un altro che casa lo è da quando sei nato. E' un momentaneamente lasciare persone che ti hanno segnato l'anima per ritrovare persone che l'anima la abitano da quando sei nato. Non può rendere tristi, questo.
Non è nemmeno soltanto mal d'Africa. Quello, viene a chi incontra solo il film bello dell'Africa, le savane, la foresta equatoriale, le sculture, quel vivere primitivo che affascina chi viene dalle città dei grattacieli, i bambini che sorridono.
Vivere tra la gente, con la gente, è infinitamente di più.
Trattare i bambini da bambini, regalandogli spazi e tempi per sentirsi piccoli, incontrare e formare animatori che un giorno faranno crescere questi semi lanciati nella terra, vedere con i propri occhi e toccare con le proprie mani il terzo mondo nel suo fascino ma soprattutto nella sua grande ingiustizia, riflettere sulle contraddizioni di un mondo che vive su un equilibrio sbilanciato a nord, questo non è solo mal d'Africa.
La prima volta l'Africa ti affascina e ti cattura il cuore.
La seconda volta ti obbliga in qualche modo ad andare a riprenderlo, scoprendo che forse non lo riprenderai più.
La terza volta, non lo so ancora, ma credo sia qualcosa di importante.
Ci sarà tempo per raccontare, per capire, per tradurre.
Anche questo, credo in fondo sia solo un arrivederci più lungo.
Malinconia dolce.
3 commenti:
Sono molto belle le parole che usi per descrivere le tue esperienze... e le parole esprimono i pensieri.
Ciao :)
Parole, pensieri, frammenti...
mi piace venire e leggere i tuoi pensieri. Buona vita a te Lisa
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