Gerusalemme, 7 agosto 2010
Il muro è molto alto, una decina di metri e liscio, per non avere punti di appiglio. E in cima, il filo spinato che lo taglia in orizzontale, per eliminare definitivamente anche solo un'ipotetica voglia di andare al di là.
Se guardi in alto, puoi vedere il cielo, ma filtrato dal filo pieno di scaglie di ferro taglienti.
Un metro più in là dell'impronta che la mia scarpa ha lasciato sulla polvere, c'è la Palestina. L'orma è in Israele.
Attraversare la Palestina e l'Israele, è un viaggio importante nella vita di ogni uomo.
Per la storia, per la religione, per capire un po' di più il mondo e sè stessi.
Qui ci sono i resti di un pezzo della storia dell'umanità che il deserto e il sole hanno conservato nei secoli per restituirci un'immagine non perfetta ma significativa di cos'era, prima, la storia.
Qui ci sono palazzi e strade degli antichi romani, chiese bizantine, testimonianze delle crociate, l'architettura araba, la città fortificata con le case in pietra.
Qui ci sono le radici della religione cristiana, le strade in cui Gesù predicava lontano da qualsiasi interesse materiale che non fosse l'amore per il prossimo. Vedere Nazareth, la grotta di Betlemme, il campo dei pastori e poi il Getsemani, il monte Tabor, il Calvario, il Santo Sepolcro, è un'emozione che va persino al di là del credo religioso e che abbraccia la storia di ogni uomo che passa di là.
Qui c'è la convivenza difficilissima di religioni diverse, così che un giorno ti ritrovi in una chiesa nella quale cattolici ed ortodossi iniziano nello stesso momento la preghiera facendo la gara a chi grida di più. Mentre fuori il muezzin dalla moschea invita dai megafoni i musulmani al loro momento di preghiera.
Qui c'è il deserto, con le colline rocciose e aride e il caldo massacrante, che nel silenzio ti dice che ogni uomo è un capolavoro agli occhi di Dio ma insignificante e minuscolo, agli occhi della natura.
E poi qui c'è il muro.
Mentre sono davanti al muro penso a tutti i muri che nella nostra vita costruiamo con gli altri, assicurandoci che siano lisci e pieni di spine proprio come il confine tra Israele e Palestina, perchè siano invalicabili per gli altri.
E mi dico che il desiderio comune di voler vedere cancellato quel muro di divisione deve iniziare dalla mia volontà di cancellare tutti i muri che mi dividono dagli altri.
Un mattoncino alla volta.
Anche questo abbiamo imparato e capito, io ed i miei compagni di viaggio.
Davanti ai muri, in alto i nostri cuori, aperti al confronto e al dialogo.
Perchè chi arriva arriva davanti alla nostra vita, non sia costretto, come me davanti a questo muro, a girare le orme e tornare indietro senza aver potuto vedere la bellezza che c'era oltre.
Con un sorriso,
Peppe
Il muro è molto alto, una decina di metri e liscio, per non avere punti di appiglio. E in cima, il filo spinato che lo taglia in orizzontale, per eliminare definitivamente anche solo un'ipotetica voglia di andare al di là.
Se guardi in alto, puoi vedere il cielo, ma filtrato dal filo pieno di scaglie di ferro taglienti.
Un metro più in là dell'impronta che la mia scarpa ha lasciato sulla polvere, c'è la Palestina. L'orma è in Israele.
Attraversare la Palestina e l'Israele, è un viaggio importante nella vita di ogni uomo.
Per la storia, per la religione, per capire un po' di più il mondo e sè stessi.
Qui ci sono i resti di un pezzo della storia dell'umanità che il deserto e il sole hanno conservato nei secoli per restituirci un'immagine non perfetta ma significativa di cos'era, prima, la storia.
Qui ci sono palazzi e strade degli antichi romani, chiese bizantine, testimonianze delle crociate, l'architettura araba, la città fortificata con le case in pietra.
Qui ci sono le radici della religione cristiana, le strade in cui Gesù predicava lontano da qualsiasi interesse materiale che non fosse l'amore per il prossimo. Vedere Nazareth, la grotta di Betlemme, il campo dei pastori e poi il Getsemani, il monte Tabor, il Calvario, il Santo Sepolcro, è un'emozione che va persino al di là del credo religioso e che abbraccia la storia di ogni uomo che passa di là.
Qui c'è la convivenza difficilissima di religioni diverse, così che un giorno ti ritrovi in una chiesa nella quale cattolici ed ortodossi iniziano nello stesso momento la preghiera facendo la gara a chi grida di più. Mentre fuori il muezzin dalla moschea invita dai megafoni i musulmani al loro momento di preghiera.
Qui c'è il deserto, con le colline rocciose e aride e il caldo massacrante, che nel silenzio ti dice che ogni uomo è un capolavoro agli occhi di Dio ma insignificante e minuscolo, agli occhi della natura.
E poi qui c'è il muro.
Mentre sono davanti al muro penso a tutti i muri che nella nostra vita costruiamo con gli altri, assicurandoci che siano lisci e pieni di spine proprio come il confine tra Israele e Palestina, perchè siano invalicabili per gli altri.
E mi dico che il desiderio comune di voler vedere cancellato quel muro di divisione deve iniziare dalla mia volontà di cancellare tutti i muri che mi dividono dagli altri.
Un mattoncino alla volta.
Anche questo abbiamo imparato e capito, io ed i miei compagni di viaggio.
Davanti ai muri, in alto i nostri cuori, aperti al confronto e al dialogo.
Perchè chi arriva arriva davanti alla nostra vita, non sia costretto, come me davanti a questo muro, a girare le orme e tornare indietro senza aver potuto vedere la bellezza che c'era oltre.
Con un sorriso,
Peppe
4 commenti:
Ciao!
E' tanto che leggo il tuo blog, hai una penna davvero bella nello scivere...
hai mai pensato di scrivere un libro?
Manuela
Già... molto bello questo discorso... il discorso del muro di noi stessi è proprio vero, ma quanto è difficile da buttare giù questo muro! Faticosissimo, però certo, ne vale la pena, in prima persona per noi stessi, anche egoisticamente parlando.
Ciao Peppe, allora come é andato il viaggio?ci racconterete!a presto, un abbracci
Daniela (di Peveragno!)
Ciao mi è piaciuto molto questo post!E' la prima volta che arrivo sul tuo sito e credo che ci tornerò con piacere!
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