giovedì 24 marzo 2011

54600 GIORNI DOPO...

E' bello pensare che 54600 giorni fa, qualcuno moriva per la difendere la propria libertà, quella della sua famiglia e di quelli che venivano dopo di lui.
Io, sono uno di quelli che sono venuti dopo di lui.
E sono pieno di gratitudine verso di loro.
Credo che ciascuno di noi abbia il compito di difendere l'unità di questa nazione. Ma come si difende una nazione?
Si difende con l'onestà, si difende in ogni persona che ha studiato e sui libri si è conquistato la sua laurea senza pagarla, si difende ogni volta che penso che il nord e il sud siano due punti cardinali e non due popolazioni diverse da allontanare fra loro.
Si difende con la responsabilità civile, per il fatto che ad ogni ruolo familiare, lavorativo, politico, isituzionale debba corrispondere una dose di compiti specifici da assolvere per il bene del nucleo familiare, dell'azienda per cui lavoro, della comunità, della nazione.
Si difende con l'impegno, che ci dovrebbe portare ogni giorno a cercare di migliorare noi stessi cercando di mantenere un equilibrio di vita che possa definirsi tale.
Si difende con la giustizia, ogni volta che alla via più comoda e facile ma più compromettente e mento trasparente, scelgo la strada più dura e forse meno gratificante, ma che mmi permetterà di guardarmi allo specchio ogni mattina e sorridere compiaciuto.
Si tutela, nella misura in cui l'identità ad una nazione, il senso di appartenenza e la gratitudine verso il passato diventano una valore importante.
Che è poi l'unico modo per tuffarsi nella globalizzazione senza averne paura, per leggere nella storia le chiavi di lettura per le decisioni importanti del mondo di oggi, per non dare la libertà e la democrazia per scontate ed esistenti da sempre, ma come una conquista da raccontare alle generazioni future, da tutelare, da proteggere, da difendere e da diffondere.
E un augurio che oltrepassa per un attimo i confini dell'Italia: spero che il popolo libico, tra 54600 giorni, possa poter scrivere liberamente più o meno le stesse parole.
Peppe

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