venerdì 21 ottobre 2011

IL CUORE DELLA RIVOLUZIONE


L'immaginario collettivo disegna il guerrigliere del deserto, il ribelle, con i pantaloni militari, la camicia sporca di terra, la barba incolta a testimonianza dei giorni vissuti nel disagio, il mitra a tracolla, gli occhi profondi che guardano l'orizzonte.
Ed invece, il destino ha disegnato e voluto che fosse, con ogni probabilità, un giovane ribelle, di nemmeno 20 anni, a trovare e forse uccidere il colonello Gheddafi; cappellino della squadra di baseball di New York, nemmeno un po' di barba, capelli lunghi, ed una felpa con, ironia del destino, il cuore e la scritta "i love you".

Mi lascia un po' perplesso la gioia con cui è stata accolta la notizia.
Perché è disumano pensare di essere felici quando muore una persona, chiunque essa sia; è democratico volerlo consegnare alla giustizia perchè il tribunale degli uomini possa giudicarne crimini e responsabilità.
Ed in più, perchè coloro che ieri si sono lasciati andare a dichiarazioni cariche di ottimismo e di idee di libertà e democrazia, sono gli stessi rappresentanti che in questi anni hanno scattato foto con il colonnello, lo hanno accolto, e, nel caso nostro (ma perchè siamo sempre i peggiori?!) firmato anche trattati di cooperazione con tanto di amazzoni a contorno.

E' un'altra dimostrazione di un Occidente che si smarrisce ogni giorno di più, che dice tutto ed il contrario di tutto con la stessa opulenza ed ufficialità.

E' giusto combattere le battaglie per le libertà negate, e lo sarà sempre. E' sbagliato trasformarle in vendetta.
Perchè la libertà cerca giustizia in fondo. La dittatura, quella sì, è fatta di vendette.





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