Dentro, 50 capi di stato, di cui alcuni quantomeno "discutibili" per il loro modo di governare.
Fuori, 950 milioni di persone che soffrono la fame.
Dentro, 191 delegazioni in rappresentanza dei paesi del mondo, oceani di cravatte e strette di mano, di sorrisi e cerimoniali. Sono numeri.
Fuori, 16.000 bambini che muoiono di fame ogni giorno. Che vuol dire un bambino ogni 5 secondi. Non sono numeri. Sono bambini.
Ho letto con pazienza i discorsi pieni di parole dei presidenti e dei delegati: c'è chi parla di governi più responsabili, chi di "rivoluzione verde", chi si dice preoccupato e chi angosciato per la crisi mondiale. Poi c'è ancora chi dà la colpa all'inquinamento del pianeta che fa diminuire le risorse, chi discute di sviluppo tecnologico e chi di un'unione per sconfiggere la povertà. La Banca Mondiale dice di aiutare i piccoli agricoltori e qualcuno propone di aumentare i fondi per i paesi poveri. Tutti convengono nel dire che si tratta di una questione importante.
Sono indignato, deluso, amareggiato, arrabbiato. Perchè nessuno ha osato dire la parola GIUSTIZIA, che vuol dire anche distribuzione equa delle risorse.
Perchè nessuno si è permesso di dire che la mia parte del mondo consuma l'80% delle risorse disponibili e che i 16.000 bambini non muoiono in Europa e nemmeno negli Stati Uniti e neppure in Giappone ma in Africa, in Asia, in Sud America
Perchè la mia terra, l'Italia, ha ospitato questa buffonata planetaria.
Se c'è un Dio di giustizia, terrà conto che si parla di come combattere la fame senza avere mai incontrato, conosciuto, guardato negli occhi un uomo che sta morendo di fame. Terrà conto che da un microfono, con il pranzo che ti aspetta e con un'assemblea che annuisce senza nemmeno capire tutto quello stai dicendo è semplice fare l'analista e il buonista.
Chi combatte per la giustizia si trova negli angoli dimenticati della terra, senza microfono o telecamere, non ha una cravatta e un vestito elegante, non ha le mani luccicanti come i politici.
Per curiosità, il menù:
- MARTEDì 3 GIUGNO: vol au vent con mais e mozzarella, pasta con crema di zucca e gamberetti, involtini di vitella con i pachino e da bere Orvieto Classico Poggio Calvetti dell'annata 2005.
- MERCOLEDI' 4 GIUGNO: mousse al formaggio, pasta all'insalatina di campo con i pomodori pachino, straccetti di manzo, ananas ricoperto di glassa, Nero d'Avola e Cabernet da bere.
- GIOVEDI' 5 GIUGNO: tortine rustiche alle zucchine, risotto alla parmigiana, stufato di vitellone con piselli e carotine. Da bere, sarà una sorpresa.
Racchiudo il menù di milioni di persone in questa foto. Non amo le foto di persone moribonde, di cui peraltro la rete internet è piena. Perchè credo che anche nelle immagini sia importante rispettare la dignità delle persone.
Così la sintetizzo in questa immagine.
Domani finirà questa parata dell'ingiustizia, che sottolinea le contraddizioni di un mondo che ha un equilibrio che non può durare in nessun modo. Almeno fino a quando tutti accetteremo questa situazione senza fare nulla di concreto.
E poi verrà la giustizia, prima o poi, perchè altrimenti non avrebbe senso tutto questo, e ciascuno pagherà per il ruolo che ha avuto, per ciò che poteva e non ha fatto, per quello che poteva cambiare e ha preferito lasciare così. Non cambierà nulla, quaggiù. Nemmeno stavolta, ma ormai non ci si illude nemmeno più.
Durante il pranzo, che è durato un'ora e mezza, sono nel frattempo morti 820 bambini. Ottocentoventi.
La loro morte, non è stata inutile: sono numeri, buoni per le statistiche da leggere al microfono dopo un buon bicchiere di vino italiano.
E così, viene difficile spiegarmi e spiegare quale sia il male più profondo del mondo. Se la fame, oppure proprio chi lo governa, il mondo.
Peppe
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