Giornata di ricordi, aspettando domani.
Ricordo che una sera di primavera di quattro o cinque anni fa, davanti ad una birra ed un panino, una tranquilla domenica sera eravamo usciti con Eugenia, don Claudio e questo Henry, giovane salesiano venuto dal Burundi a Roma per studiare, spedito da Roma a Torino per studiare nel capoluogo piemontese, e da lì a Venaria Reale, un paesello sconosciuto e piuttosto anonimo della cintura torinese, per il tirocinio di formazione. Lui chiese a loro della Missione in Romania e a me della partenza per la Moldavia. Noi chiedemmo a lui del suo paese, della sua cultura.
Ci parlò del Burundi, della sua famiglia, del suo villaggio, della sua gente, dei suoi bambini, delle tradizioni. Ci disse che sarebbe stato bello, una volta, poterci andare, in Burundi, "Anche lì è terra di missione"...
Poi anni dopo telefonò e disse che aveva una cosa importante da dirci: "Potremmo partire, c'è un liceo nel nord del Burundi ripreso dai salesiani dopo la guerra, dove si può iniziare un progetto con i bambini in estate così come lo immaginavate, ce ne sono molti, in quella zona, e quasi tutti di strada...".
Nel luglio dell'anno scorso, un piccolo gruppo si preparava a partire.
Poi ciascuno ha fatto la sua strada, l'esperienza dell'anno scorso è stata straordinaria ed ha lasciato dei semi che sono cresciuti nel terreno.
"Dai che si riparte", ci siamo detti, ed eccoci quest'anno Io, Eugy, don Claudio, Milena, Marta, Joy, Agnese, Betta. Al momento qui siamo Io, Eugy, Walter, gli altri arriveranno il primo agosto, listiamo aspettando e spesso parliamo di loro...
Anche Henry ha fatto la sua strada. Verrà ordinato sacerdote qui, a Ruyjgi, domani mattina, e si prepara una festa con gente che arriverà dall'Uganda, dal Rwanda, dal Congo.
Ci saremo, nel nome di tutti quelli che hanno sfiorato, accompagnato e condiviso la nostra scelta di essere qui.
Ci saremo anche per loro.
Per il resto, oggi giornata di incontri ed interviste per il nostro reportage: un funzionario dell'UNHCR, l'ente che si occupa del rimpatrio dei rifugiati e dei profughi, un'assistente sociale che segue un progetto sul reinserimento dei bambini soldato ed un altro sull'alfabetizzazione.
A pranzo, abbiamo incontrato un italiano (il primo da quando siamo qui) di passaggio: un agronomo, lavora sullo sviluppo agricolo con una Ong belga; ha iniziato un'estate come volontario, poi, poi beh, poi lo capisco.
E' qui da 29 anni.
Nel pomeriggio visita alla Maison Shalom di Maggie e alle sue strutture: il Cinema degli Angeli, la fattoria, l'ospedale nuovo. Presto, incontreremo Maggie, vuole incontrarci e già il pensiero di poter parlare con una donna così mi fa battere il cuore.
Sono nella mia piccola stanza, niente acqua e corrente, c'è la candela, alla doccia si penserà domani.
Domattina sveglia presto, poi alla messa di ordinazione (che si preannuncia lunga...) ed infine siamo tra gli invitati della festa e del banchetto.
Quante parole oggi, quanti incontri con chi lavora in questa terra e chi lavora direttamente questa terra. Il dottore dell'ospedale dice così: "Questo ospedale è una piccola cosa, ma è importante per noi che i bambini possano nascere in un posto sicuro, se ne salvano molti di più..."
Ha ragione. E forse un giorno, cresceranno e questo posto sarà migliore. Un passo alla volta, ma in cammino.
Buona notte.
Peppe
4 commenti:
che splendido diario, un blog davvero bello.
ti leggerò, da oggi in avanti!
grazie di cuore Lisa, sei infinitamente gentile.
Quando sarà pronto il video ti chiederò la mail, così se vuoi mi lasci l'indirizzo, te lo spedirò molto volentieri.
Un caro saluto a te!
Peppe
grazie anche a te, anonimo!
buona lettura!
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