venerdì 12 settembre 2008

RWANDA



Domenica 27 luglio 2008

Se partiamo presto arriveremo alla frontiera abbastanza presto, altrimenti perderemo molto tempo...

Di buon mattino salutiamo velocemente la comunità di Ngozi, torneremo con gli altri tra cinque giorni; La jeep è pronta e ci aspetta: si va in Rwanda. Eugy si è ripresa e fortunatamente quella febbre così preoccupante era solo il risultato di qualche giorno di stanchezza. La mia schiena invece sta benino, fa male ma non così tanto come ieri, almeno riesco a stare in piedi e un po' seduto.

Si parte; vediamo una delle pochissime zone del Burundi ancora sconosciute ai nostri occhi occidentali, e cioè la parte dell'estremo nord, quella che arriva fino in Rwanda. Quella del genocidio, praticamente, e sarà ancora più stimolante chiedere, sapere, confrontarsi, per il nostro video reportage sui diritti umani e per noi; ci accompagna Henry, lì troveremo Celestine i primi due giorni e Remy per gli altri due che ci faranno da guida, che ci racconteranno; ci hanno detto che ci aspettano dei giorni molto belli, così parto con un po' di batticuore, come da piccolo quando si partiva per le vacanze. Non era un giorno come tutti gli altri, era una giornata speciale.
Così...

L'ispettore ci racconta volentieri, lungo la strada; è un uomo molto saggio, gestisce con bontà una regione grande come quella dell'Africa Grandi Laghi; come tutti ha perso molti cari durante la guerra, conosce bene questa zona essendo burundese di nascita e proprio di questa parte di territorio.
C'è una buona confidenza dopo i piccoli giochi magici e la chacchierata di ieri sera, molta stima e la tipica vicinanza africana, quella che ti fa sentire bene. Ad un certo punto durante il viaggio si interrompe: "Vi racconterò una cosa. Qui in questa curva siamo stati fermati dai ribelli, durante la guerra. Qui proprio qui. C'era anche Henry in macchina con noi. Ci hanno fatto scendere e con i mitra e i machete puntati addosso ci hanno rubato tutto quello che avevamo addosso, un orologio, pochissimi soldi. Volevano bruciare la nostra macchina. Henry non aveva nulla con sé, ne soldi né oggetti preziosi, così lo hanno preso per ucciderlo; lì sotto, vedete, lì dove ci sono quelle piante, si sentivano urla di persone che venivano uccise, e colpi di mitra che sparavano. Abbiamo negoziato molto tempo, gli abbiamo detto nel nome di Dio di lasciarci andare perchè non avevamo fatto niente. Ci hanno picchiato ma poi ci hanno lasciato andare via. Quella volta ho avuto davvero paura. Poi sono stato rapito, un 'altra volta, e sono rimasto prigioniero per due mesi, ma non ho avuto paura come quella volta..."
Henry ascolta, non dice una parola, chissà cosa sta pensando.
Poi dice: "Qui c'è stata tanta guerra, ma adesso è finita, e dopo la guerra c'è la pace. Durante la guerra non si poteva bere birra, e nemmeno mangiare carne insieme, ci si combatteva gli uni contro gli altri. Mangiare e bere insieme, è un grande segno di pace, finchè si potrà bere una birra insieme, e perchè c'è la pace..."

Il viaggio è piacevole, tra racconti, domande, risposte. Non parliamo solo di guerra.
Spegni la telecamera, non si può portare in Rwanda...
COME NON SI PUO' PORTARE HENRY?! E ME LO DICI ADESSO, COSI'!? E SE ME LA PRENDONO COME FACCIO A FILMARE IL RESTO!?
Dai nascondila...

E' incredibile Henry...
Il passaggio da una frontiera all'altra sono due ore di burocrazia, fogli scritti a mano, dichiarazioni su dichiarazioni, e chi siamo e dove andiamo e cosa portiamo (non ho detto la videocamera) e perchè ci andiamo e dove dormiamo...
Poi si passa, evitando per un pelo che ci facciano aprire i bagagli (li hanno fatti aprire a tutti, ma a noi no, credo perchè ci fosse l'ispettore con noi...). Bene, siamo in Rwanda...
Oggi abbiamo visitato velocemente una comunità, poi siamo passati dalla capitale e siamo andati ancora verso nord, a Kabgaji. Dormiremo lì.

Salutiamo l'ispettore, ritorna nella capitale per poi ripartire quasi subito.
Stasera siamo stati tra di noi, a chiacchierare un po', a fare una partita a carte, a bere una Fanta. Domani si riparte, verso pranzo, per continuare il nostro viaggio e raggiungere Remy e Celestine.

Siamo in Rwanda, e gli occhi si riempiranno di nuovo di mille volti, mille immagini, mille colori. E forse, di un velo di tristezza quando ci racconteranno del genocidio.
Henry dice che si potrà chiedere molto, Celestine è rwandese, conosce molto bene quel che è successo.

Il direttore di questa casa ci ha dato una stanza singola per ciascuno. Sembra strano fare la doccia calda, somigliante alla nostra. Sembra strano passare da un letto ad un altro ogni giorno, da una stanzetta piccola di Ruyigj ad un'altra appena costruita a Butezi, da Bujumbura alla camera così familiare di Ngozi. A quest'altra.
Stiamo viaggiando molto, un passo alla volta mi rendo conto di entrare un po' più in quest'Africa, quasi che a volte dimentico di essere bianco fino a quando qualche bambino mi dice "muzungu" e mi guarda con lo stupore degli occhi dei bambini africani.
Ci sarà ancora da viaggiare.
Metto a caricare la videocamera, approfittando della corrente per caricare anche le batterie di riserva. Ce ne sarà bisogno, io credo, da domani.
Buonanotte angolo di mondo che ha vissuto la follia della guerra ma che adesso respira un soffio di pace.
[...]
E finisce un'altra giornata piena come poche. Leggerò un po' "i Barbari", l'ultimo di Baricco, chiedendomi dove sono e chi sono in realtà, quelli che vengono definiti così...
Notte

Peppe

Nessun commento: