mercoledì 27 ottobre 2010

...due piccoli pensieri...

E' dalla fine di agosto che se ne parla.
Per chi cerca di occuparsi di comunicazione e contemporaneamente di crescere e diventare uomo, studiarla è un buon modo per capire il mondo che ci sta intorno.
E' dalla fine di agosto che si parla di Sarah, o meglio che si parla di tutte le persone che in qualche modo sono coinvolte in questa storia, ininterrottamente, sui tg di ogni ora e poi sui talk show.
C'è chi ha spedito inviati in questo piccolo paese del sud da due mesi, chi ha fatto costruire plastici in miniatura, chi ha sistemato poltrone negli studi riempiendole di troppe parole.
Due piccolissime riflessioni, che hanno solo la pretesa di essere una piccola riflessione per chi legge queste poche righe.
La prima è che la televisione indaga fin nei dettagli più intimi delle vite che gli capitano a tiro, cercando di catturare qualsiasi sequenza che possa far dibattere. Il guaio è che noi che guardiamo e ascoltiamo mille volte la stessa storia con curiosità e un po' di sadismo accettiamo di vivere in una società che di giorno svuota le nostre vite dai significati più veri, e la sera in televisione le riempie con vite altrui. Buone per sputare sentenze, e assolvere almeno in parte le nostre coscienze.
La seconda riflessione è che trasmettere immagini e parole oltre ogni misura su una storia così tanto triste crea quella che si chiama "assuefazione", cioè abitudine. Non ci fa più impressione, dopo un po'. Non ci commuove, non crea compassione.
Chi vende comunicazione sta facendo l'errore grandissimo di creare una ridondanza tale di parole e di immagini da rendere normale ciò che dovrebbe indignarci.
Creando spettatori freddi e glaciali, privi di sentimenti davanti alla televisione, per cui se si parla di una ragazza ammazzata, o degli scioperi degli universitari, o dei risultati della domenica, è la stessa cosa.
Ma il guaio più grosso, io credo, è che ai vari conduttori (non posso scrivere i nomi per la nuova legge che vieta anche ai blogger di pubblicare i nomi...) delle tante Sarah di ogni giorno non importa nulla.
Se cambiava il nome, se aveva un'età diversa, era la stessa cosa.
Perchè le mille parole non vengono spese per ricordare lei, per insegnare qualcosa a noi e ai telespettatori più piccoli, per testimoniare, per capire, ma solamente per creare audience e riempire i buchi televisivi.
Che poi, a loro volta, come una cascata, riempiono i buchi delle nostre vite e delle nostre anime.

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