mercoledì 14 settembre 2011

TRA DIGNITA' E INDIGNAZIONE

Indignazione significa "avere disprezzo".
Contiene al suo interno la parola "dignità", che è esattamente ciò che rende un uomo stimato e ben voluto, o, come si dice unendo i due concetti, degno di stima.

Di fronte ad uno stato che taglia sul sociale senza toccare i benefici dei politici, che aggiunge ticket sanitari senza migliorare il servizio, che allontana il paese dai problemi, quelli veri, nascondendosi dietro ideologie, che non affronta la giustizia come ogni cittadino perchè si ritiene al di sopra di tutto e di tutti, io credo che ogni cittadino che si riconosca nell'Italia e nella sua storia, non possa non indignarsi.

Abbiamo una storia fatta di uomini, donne, giovani che hanno combattuto lasciando la loro vita in cambio di uno stato libero, e democratico, con il sogno di leggi e giustizia uguale per tutti. Per tutti.

Ci troviamo in uno stato che si indigna per un rigore non dato affossata nei divani definendolo "ingiustizia" e non si offende e non protesta per le mille ingiustizie palesi che ogni giorno quel po' di informazione che è rimasta lascia filtrare, che si emoziona, piange, ride davanti ad una fiction ma se ne infischia delle navi della disperazione che arrivano. Che si inonda di informazioni, ma senza conoscere mai per davvero.

Ci spengono il cervello, e non reagiamo per tenerlo acceso.
Ci annebbiano la ragione con ingiustizie che poi finiamo per scambiare per normalità.

Finirà questo tempo, prima o poi, e forse arriverà qualche mente illuminata davvero, in questo momento non pervenuta da nessuno schieramento politico.
Forse finirà prima questo tempo, e forse arriverà prima qualche mente illuminata, se ci indignamo per davvero per protestare, per difendere i diritti nostri e di chi verrà, per uscire dalla nebbia in cui viviamo.
Chi non rischia un po' del proprio, ogni tanto, sta vivendo senza esistere. 

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