lunedì 1 settembre 2008

A BUTEZI

" Stamattina andiamo a casa mia allora... copritevi la testa, ci sarà molta polvere per strada...". E' il giorno della prima messa di Henry. Pardon, don Henry.
A casa sua, in questo villaggio sperduto tra le colline, in questo angolo di mondo dimenticato dagli uomini.
"Preparatevi, non arrivano molte macchine laggiù, e i bambini non hanno mai visto un uomo bianco. Gli unici tre che ci abitavano, avevano costruito una fattoria, ma poi, durante la guerra, sono andati via e non sono mai più ritornati...".
Là ci abitano sua mamma e suo papà.
[...]
Si va. La strada con l'asfalto dura solo qualche chilometro, poi una curva a destra, in un sentiero di terra rossa, e allora capiamo il perchè della frase del mattino. Abbiamo la testa coperta, ma la polvere arriva davvero ovunque, così rimediamo un pezzo di panno da mettere davanti alla bocca; nessuno parla, del resto, è impossibile perchè non si riesce...
[...]
Per strada non incontriamo nessuno, solo capanne sparse e qualche contadino che va a lavorare, ma pochi, perchè oggi è domenica e non si lavora.
Poi, il villaggio, la gente intorno al pulmino, i più piccoli piangono, i grandicelli sono incuriositi e non staccano gli occhi di dosso, i grandi vengono a salutare, le mamme ridono perchè i più piccoli piangono, gli uomini ci abbracciano. La messa è molto bella (anche se non ci capiamo nulla, tranne la solita parola "italiani" verso la fine), danzata, cantata, ritmata. E' Africa.
Dopo la messa, una festa con migliaia di persone, poi i bambini ci seguono fino a casa, sanno che domani c'è lo spettacolo di magia, così giochiamo un po' con loro.


Già, la casa. Questa piccola casa è stata costruita con una parte dei fondi dell'anno scorso, precisamente 800€. La inauguriamo noi, oggi, è stata finita una settimana fa; si chiama "Casa dell'ospitalità" ed è stata costruita con solo stanze da letto, perchè chiunque viaggi e passi da questo villaggio, possa qui trovare un riparo per la notte e riposare fino al giorno dopo. Che bello, chissà in quanti dormiranno qui, da oggi in avanti.

La giornata scorre via con la festa, con i discorsi del capo villaggio, del papà di Henry, degli anziani. Bevo con loro la birra di sorgo (che sconsiglio caldamente), simbolo dell'essere accettati in un villaggio. Ora ho la cittadinanza onoraria di Butezi.

La sera, niente corrente; mangiamo qualcosa, poi si chiacchiera intorno al fuoco fuori dalla casa bevendo una birra; Eugy e Walter sono via da un po' a chiacchierare, Henry è con i genitori a parlare, Pete fa relazioni sociali attorno al fuoco. Così mi allontano un po' da casa, mi sdraio là dove la collina comincia a scendere, e mi riempio gli occhi di un meraviglioso stellato africano.
Si vede la Via Lattea.
Dopo un po' arriva anche Pete.

Che fai qui?
Guardo le stelle Pete...
Da voi non ci sono?
Sì, ma non sono così belle, ci sono le luci da noi, si vedono di meno...
Ah...
...
E perchè guardi le stelle?

In quel momento c'è nel cielo la scia meravigliosa di una stella cadente..

Pete l'hai vista?
E cos'è?
Si chiama... etoiles tombantes... beh, suona male in francese, in italiano è più bello, si dice stella cadente, ripeti... stella cadente...
Stela cadente...
Si più o meno... Sai, dicono che quando ne vedi una, hai diritto ad esprimere un desiderio..
Un...?!
Desiderio, sarebbe una specie di sogno che vuoi che si avvera... tu lo pensi, e quella cosa succede...
Ah...
...
E tu che desideri hai Pepe?
Ci penso su... ce ne sono troppi e tutti insieme... Io non ci credo Pete... però se ne vedi un'altra pensalo un desiderio, magari si avvera...
Vado a dormire Pepe...
Vengo anche io, Pete...

Ma un'ultima occhiata al cielo la do comunque. Non è vero che non ho dei sogni nel cassetto, se ne vedo un'altra, questa volta me lo gioco, un desiderio...
Buona notte Burundi, sono orgoglioso di dormire per primo in questo letto.

Peppe


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