lunedì 8 settembre 2008

RITORNARE


Giovedì 24 luglio 2008

Questa pagina di diario, forse, sarà mediamente più lunga delle altre...
Capita a volte, molto più spesso in realtà di quanto ci facciamo caso, di ritornare in un posto dove siamo già stati; la sensazione, ogni volta, è un po' quella di ritornare in un posto già fotografato nella nostra mente, che intravediamo prima ancora di arrivarci.
Così.
Quando ero piccolo mi succedeva quando andavo a trovare i miei nonni, un migliaio di chilometri più a sud di Torino. Magari era passato un anno dall'ultima volta che ero stato lì, eppure la sensazione era quella di non essere mai andato via per davvero.
Noi siamo i posti che viviamo, diceva qualche filosofo che non ricordo più chi fosse...
Forse non siamo solo i posti in cui siamo stati, ma sicuramente anche quelli c'entrano in un modo o nell'altro nel cammino della nostra vita.
Bene.
Se stamattina siamo passati da Bujumbura per risolvere una volta per tutte questa grana dei passaporti (siamo giunti alla conclusione che dall'ambasciata del Rwanda a Bujumbura ce li spediranno a Ngozi attraverso un pulmino), in serata siamo arrivati a Ngozi.
Ngozi.
E' stata la porta verso l'Africa, verso il Burundi, dello scorso anno. Qui siamo stati un mese, qui abbiamo realizzato la prima Estate Ragazzi, qui abbiamo incontrato i bambini, conosciuto i primissimi animatori, condiviso la povertà e la voglia di crescere e giocare, vissuto in questa casa... qui, è rimasto quel pezzo di cuore con cui si concludeva il diario dello scorso anno.
Qui, sono venuto a riprenderlo, o forse solo a vedere come sta.
Qui.
[...]
Ripercorrere la strada rossa di terra, ricordarsi le ultime tre curve, rivedere il Licèe Don Bosco, la finestra della mia camera, il cortile vuoto in attesa di riempirsi, è stato un momento di grande emozione.
Chi mi conosce, sa anche che per carattere non piango quasi mai, vivo le emozioni, le gioie, le tristezze che ogni vita porta con sè in altro modo, con gli occhi, con il sorriso, con il silenzio... ma non con il pianto... rivedere però per primo Bertrand, il bimbo dello scorso anno, che mi aspettava seduto da chissà quanto, è stato un momento bellissimo.

Henry, sapeva che arrivavamo?
No, non credo...
Ma è qui che aspettava...!
Beh, sarà qui ogni giorno da un po' di giorni ad aspettare, voi non fate così, avete bisogno di un orario, ma noi sì...
...

E' stato l'ultimo bimbo che ho salutato l'anno scorso, Bertrand, dopo tre settimane insieme, ed ho portato via dal Burundi quei due occhioni neri che sorridevano. E' stato il primo che ho incontrato quest'anno: una corsa, un bell'abbraccio, un come stai veloce, un batticinque, ed è stato come non essere mai andati via da qui.
Qui.
Qui si comincia sul serio, domani, con il corso animatori.
Sono 77 animatori... - ci dice orgoglioso Henry, sarà bellissimo.
Domani si parlerà di sistema preventivo che si oppone al sistema repressivo. Ragione, amorevolezza, che si contrappongono ai bastoni: qui è una piccola rivoluzione, ma diremo a questi animatori che i loro bambini non hanno bisogno dei bastoni per ascoltare, ma hanno bisogno di capire, di sentire di essere amati, di giocare insieme. Sarà una bella sfida, e allora si ripassa qualcosa, mentre Henry sistema i fogli per il corso. Bisogna essere pronti, preparati. Sarà come ritornare a scuola.
[...]
Stasera dopo lo spiedino di accoglienza con la comunità salesiana, bella e allegra così come la ricordavo, tornati a casa sono uscito a fare due passi in cortile (qui c'è il coprifuoco dalle otto della sera e non si può più uscire) prima di andare in camera: ogni angolo di questo posto mi ricorda qualcosa che non ricordavo più, qualche volto, qualcuno, qualche gesto.
Come quando andavo dai miei nonni... così...
Penso di aver sorriso, camminando sotto le stelle che questa sera sono particolarmente belle, in questo cortile.
[...]
E stasera sono qui, in questa camera. I salesiani hanno avuto la delicatezza di ridarmi quella dello scorso anno; dalla finestra, si vede il villaggio. Qui su questa scrivania dalla quale sto scrivendo mi sento a mio agio, ho appeso la bandiera dell'Italia nello stesso posto dell'anno passato
, perchè mi ricorda il paese dal quale vengo e nel quale sono cresciuto. Penso a quando arriveranno don Claudio, Milena, Joy, Agnese, Marta, Benedetta... e sarà davvero ancora più missione.
Nel frattempo facciamo del nostro meglio per preparare tutto, per la formazione agli animatori, perchè quando arrivino anche gli altri animatori dall'Italia si possano sentire un po' più a casa anche se è la prima volta che calpesteranno la terra rossa d'Africa.
E va così.
Che non avrei mai detto di ritrovarmi qui a questa finestra, in questa camera che dal disordine già si capisce che è diventata camera mia, in questo posto dove vivo ogni secondo la distanza del colore della pelle ma la vicinanza dell'accoglienza.
[...]
Pete è andato a dormire, e prima di cena ho accompagnato con Henry Jean d'Arc a casa sua; sono stati due amici veri, due straordinari compagni di viaggio in questi giorni insieme, disponibili come il cuore di quest'Africa.
Vado a letto, perchè questa camera ha anche un piccolo difetto: in tutto il Burundi non esistono le tapparelle alle finestre, ma qui, managgia qui il sole sorge esattamente perpendicolare davanti alla mia camera, così alle sei devo mettere gli occhiali da sole per continuare a dormire ancora un po'... fino alle sei e mezza... poi ci si alza.
Vado a letto ed era un anno che immaginavo come sarebbe stato ritornare a dormire in questa camera che con tanta malinconia avevo lasciato.
C'è ancora quel pezzo di cuore, abita qui, e sta bene.
E in fondo sapeva, che era solo un arrivederci più lungo...
Notte, Ngozi.

Peppe

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